“Copycat” al MAMbo: tra provocazione artistica e accuse di mancanza di rispetto

Un gatto impagliato su una fotocopiatrice divide opinione pubblica, animalisti e politica. L’opera di Eva e Franco Mattes accende il dibattito su arte, etica e limiti della provocazione.

Copycat MAMbo
L'opera Copycat realizzata da Eva e Franco Mattes ed esposta al museo Mambo di Bologna

Al Museo d’Arte Moderna di Bologna (MAMbo) è stata inaugurata l’opera “Copycat”, firmata dagli artisti Eva e Franco Mattes. L’installazione consiste in un gatto domestico sottoposto a tassidermia, collocato sul piano di una fotocopiatrice: chiunque lo desideri può ottenere la copia cartacea dell’immagine del corpo dell’animale. Lo sguardo vitreo e immobile del felino, con gli occhi verdi spalancati, si rivolge ai visitatori in un contrasto tanto surreale quanto disturbante.

Opera al MAMbo: la protesta degli animalisti

La reazione delle associazioni animaliste non si è fatta attendere. La LAV (Lega Anti Vivisezione) ha definito l’opera una “violenza estetizzata” e un esempio di totale mancanza di empatia nei confronti di un essere vivente. Il presidente Gianluca Felicetti ha lanciato un paragone diretto e scioccante: “Esporreste mai il corpo di un bambino su una fotocopiatrice? Se la risposta è no, non è accettabile farlo con un animale”.
Per gli attivisti, la morte – che sia umana o animale – merita rispetto e non può essere trasformata in intrattenimento o ironia grottesca.

La politica entra in campo

La polemica non si è fermata al fronte animalista. Anche la politica regionale ha preso posizione: Marta Evangelisti, capogruppo di Fratelli d’Italia in Emilia-Romagna, ha presentato un’interrogazione chiedendo che vengano introdotte linee guida sull’uso di resti animali o esemplari imbalsamati in ambito artistico.
Secondo Evangelisti, l’opera ha aperto un conflitto evidente tra libertà espressiva e sensibilità etica, sollevando una questione che riguarda non solo il singolo lavoro, ma più in generale il ruolo dei musei pubblici finanziati da enti statali e regionali.

Arte contemporanea, MAMbo: provocazione o mancanza di rispetto?

“Copycat” rientra nella mostra “Facile ironia”, ma per molti osservatori non vi è nulla di ironico: piuttosto un macabro esercizio di shock. Il dibattito solleva domande cruciali: fino a che punto l’arte contemporanea può spingersi nella provocazione? Esiste un limite etico che ne delimita la legittimità, soprattutto quando coinvolge corpi – seppur non umani – che richiamano inevitabilmente il tema della morte?
Il parallelo con un corpo umano, richiamato dagli animalisti, evidenzia una dissonanza culturale: ciò che è ritenuto intollerabile per un uomo dovrebbe forse esserlo anche per un animale.

Il significato oltre lo scandalo

Se da un lato l’opera viene letta come una mancanza di rispetto, dall’altro la sua funzione potrebbe essere proprio quella di far discutere e mettere a disagio, costringendo lo spettatore a interrogarsi sul valore che attribuiamo alla vita e alla morte. In questo senso, la controversia diventa parte integrante dell’opera stessa. Molti pensatori animalisti, infatti, sostengono che la sensibilità verso il dolore e la morte degli animali è equiparata a quella che abbiamo per gli umani. La morte è la morte e basta.
Tuttavia, resta il nodo etico: la provocazione artistica può davvero giustificare la strumentalizzazione di un corpo animale?