Carceri a Torino: il grido di Europa Radicale per la prima serata RAI

Dalla maratona oratoria sotto la sede RAI alla veglia notturna davanti al Lorusso e Cotugno con Frate Beppe Giunti: 73 detenuti e 7 agenti morti suicidi in pochi mesi, una tragedia che non può restare nell’ombra

C’è un silenzio che pesa più di un rumore. È quello che avvolge le sbarre, i corridoi e le celle delle carceri italiane. Ora, però, quel silenzio è stato interrotto. Non da sirene, ma da parole scandite in piazza, sotto la sede della RAI di Torino. Europa Radicale ha piantato qui un seme: chiedere uno “Speciale carceri” in prima serata.

La lettera aperta, inviata ai vertici dell’azienda pubblica, inizia così: “scriviamo questa lettera aperta per chiedervi di dedicare almeno una serata nel momento di massimo ascolto alla drammatica situazione nelle quali versano le carceri italiane”. Una richiesta che non si limita a denunciare, ma chiede che il racconto di ciò che accade dietro le sbarre arrivi a milioni di cittadini.

Davanti alla sede regionale della RAI, nel cuore di Torino, si è svolta una maratona oratoria che ha avuto la solennità di una commemorazione. Una dopo l’altra, le voci hanno pronunciato i nomi di “73 uomini e donne detenuti che da gennaio 2024 si sono suicidati in carcere nonché dei 7 agenti di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita negli stessi mesi”. Non numeri, ma esistenze interrotte, trasformate in suono perché non svaniscano nel silenzio.

Nella notte, davanti al carcere Lorusso e Cotugno di Torino, Europa Radicale ha organizzato una veglia che ha trovato ad accoglierla Frate Beppe Giunti. Le sue parole, profonde e intrise di esperienza diretta, hanno raccontato il carcere come luogo di dolore ma anche di quotidiana resistenza, portata avanti “con il sorriso”, come lui stesso ha ricordato. Un momento di ascolto che ha dato alla protesta il respiro della testimonianza viva.

Durante la manifestazione è stato ricordato anche il D. lgs. 230/1999, che venticinque anni fa stabiliva per i detenuti “le stesse prestazioni sanitarie” riconosciute ai cittadini liberi. Un diritto scritto nero su bianco, ma che oggi molti definiscono “rimasto sulla carta”. È una ferita aperta: la distanza tra le norme e la realtà.

L’appello di Europa Radicale non è un atto isolato. È sostenuto da centinaia di firme: parlamentari, garanti dei diritti, avvocati, giornalisti, associazioni. Una voce collettiva che pretende trasparenza. Come si legge nel testo ufficiale, non si tratta “per un sentimento di mera solidarietà con chi è costretto a subire condizioni di detenzione ‘angosciose e indecorose’ (le parole di Sergio Mattarella)”, ma di affermare il diritto di sapere e di discutere in modo aperto di una realtà spesso nascosta.

Le maratone oratorie non si fermano a Torino. In altre città, come Milano, attivisti e amministratori hanno portato davanti alle carceri la stessa richiesta: far emergere storie e condizioni che restano invisibili. Come è stato ricordato durante uno dei numerosi interventi, “San Vittore ha un tasso di affollamento del 227,2%, quello nazionale è al 130,6%. Abbiamo un governo che non fa altro che inasprire le pene e riempire le nostre carceri”.

In piazza, le parole rimbalzano tra i muri e si trasformano in eco. L’obiettivo è chiaro: aprire le porte dell’informazione pubblica per mostrare il volto vero del sistema penitenziario: un volto fatto di storie, di dolore, ma anche di proposte concrete. Perché, come ricorda Europa Radicale, un Paese che tace sulle proprie prigioni non solo ignora i detenuti, ma tradisce sé stesso.