Omicidio di Alessandro Venier: massacrato in casa dopo una lite familiare

Una cena mai preparata avrebbe innescato la brutale uccisione di un uomo a Gemona del Friuli. Il corpo smembrato è stato nascosto in un bidone, cosparso di calce viva. Confessione shock delle due donne, ma molti aspetti restano oscuri.

Alessandro Venier

Una lite domestica, un’escalation di tensioni quotidiane e un gesto estremo che ha scosso l’Italia intera: così si è consumato l’omicidio di Alessandro Venier, 35 anni, a Gemona del Friuli (Udine). Ne abbiamo parlato ieri nell’articolo

https://www.vocenews.it/gemona-shock-alessandro-venier-ucciso-smembrato-nascosto-cantina/

Il suo corpo di Alessandro sezionato in tre parti, chiuso in un bidone e coperto di calce viva nel tentativo di mascherare l’odore della decomposizione. A confessare l’efferato delitto sono state la madre della vittima, Lorena Venier, 62 anni, e la compagna Marylin Castro Monsalvo, cittadina colombiana di 30 anni.

La convivenza difficile: Alessandro Venier e un contesto familiare teso

Alessandro viveva insieme alle due donne e alla figlia neonata di sei mesi. Un solo reddito, quello della madre, a sostenere l’intero nucleo. L’uomo era disoccupato e svolgeva soltanto lavori saltuari. Le dinamiche interne alla famiglia sembravano segnate da continui dissidi, malcontento. Secondo quanto trapelato, rimproveri rivolti ad Alessandro per la sua scarsa collaborazione nella gestione domestica.

Il pretesto della cena: l’ultima lite prima del massacro

Da quanto emerso dalle prime dichiarazioni delle due donne, una lite fuoriosa ha preceduto l’omicidio. Sarebbe scoppiata in seguito alla mancata preparazione della cena da parte dell’uomo, che avrebbe promesso di occuparsene. Un episodio apparentemente banale, ma che avrebbe scatenato un litigio degenerato fino al punto di non ritorno.

Un piano calcolato? Le ipotesi di avvelenamento e premeditazione

L’autopsia fornirà risposte fondamentali sulla dinamica dell’omicidio. Non si esclude che Alessandro sia stato sedato o reso inoffensivo prima di essere colpito a morte e smembrato. Un’ipotesi secondo gli inquirenti, che troverebbe un possibile riscontro. Infatti la compagna soffriva di depressione post partum e aveva accesso a farmaci che potrebbero essere stati utilizzati per stordire la vittima.

Il cadavere di Alessandro Venier occultato: calce viva per nascondere l’odore

Le modalità con cui è stato gestito il corpo dopo l’uccisione hanno aggiunto ulteriore orrore alla vicenda. Dopo averlo fatto a pezzi presumibilmente con un’ascia, le due donne hanno sistemato i resti in un contenitore chiuso. Per essere sicure, hanno coperto i resti con calce viva, una sostanza che rallenta la decomposizione e nascondere eventuali odori sospetti.

Gli interrogativi ancora senza risposta

Restano numerosi i punti oscuri della vicenda. Non è ancora stato stabilito con esattezza il giorno della morte. Le indagini indicano che potrebbe essere avvenuta almeno due giorni prima del ritrovamento del cadavere, avvenuto il 31 luglio. L’interrogatorio in carcere delle due donne, sarebbe previsto nelle prossime ore a Trieste. Potrebbe far luce su elementi decisivi come il movente effettivo, l’eventuale premeditazione e il ruolo preciso di ciascuna.

Un dramma familiare che interpella la coscienza collettiva

È difficile accettare che un gesto tanto crudele possa essere stato scatenato da un dissapore quotidiano. La procuratrice aggiunta di Udine, Claudia Danelon, invita alla cautela, sottolineando che al momento si tratta di ricostruzioni preliminari. Ma il caso solleva interrogativi più profondi. Quanto può degenerare la frustrazione accumulata in un contesto familiare fragile? E quali segnali, se ce ne sono stati, sono stati ignorati?

La morte di Alessandro Venier, per modalità e protagonisti, non può essere liquidata come un fatto di cronaca nera. È lo specchio di un malessere domestico esploso in modo tragico. Una realtà dove il disagio economico, la solitudine e la frustrazione quotidiana possono diventare micce pericolose. Saranno gli accertamenti giudiziari a stabilire le responsabilità. Forse si potrà rispondere alla domanda più inquietante: si poteva evitare?