
Dopo mesi di indiscrezioni, è ufficiale: Iveco Group cambia bandiera e diventa indiana. La storica azienda torinese, leader europeo nella mobilità e nei veicoli commerciali, è stata acquisita da Tata Motors, gigante globale dell’automotive con sede a Mumbai. L’accordo segna la nascita di un nuovo colosso nel settore dei veicoli commerciali, capace di competere a livello mondiale per portata industriale, portafoglio prodotti e capacità di innovazione.
L’offerta pubblica d’acquisto è stata annunciata da TML CV Holdings PTE, controllata al 100% da Tata Motors, che acquisirà tutte le azioni ordinarie di Iveco Group a un prezzo unitario di 14,1 euro per azione, per un totale di circa 3,8 miliardi di euro, escluso il comparto della difesa. La condizione chiave per il completamento dell’accordo è proprio la separazione del Business Defence, che include i marchi IDV e ASTRA.
E mentre Tata si prende i camion, i bus e i motori, la parte militare resta in mani italiane. Leonardo S.p.A., leader nel settore della difesa e della sicurezza, ha infatti firmato un accordo definitivo per rilevare IDV e ASTRA, con un enterprise value di 1,7 miliardi di euro. L’operazione, annunciata contestualmente alla cessione principale, dovrebbe concludersi entro il 31 marzo 2026, previa approvazione delle autorità regolatorie.
“Questo accordo proietta il Business Defence nella sua giusta dimensione di partner chiave al fianco di Leonardo, nella creazione di un leader globale nella difesa terrestre”, ha dichiarato Olof Persson, CEO di Iveco Group. “I nostri colleghi del comparto Difesa entreranno in un gruppo capace di investire, innovare e crescere in un settore strategico”.
L’acquisizione si inserisce in una più ampia strategia industriale avviata lo scorso febbraio, con cui Iveco aveva annunciato la volontà di separare le attività civili da quelle militari. L’operazione permetterà, secondo l’azienda, una maggiore focalizzazione per entrambe le aree, garantendo agli azionisti anche la distribuzione dei proventi netti derivanti dalla vendita della Difesa tramite dividendo straordinario.
In chiave nazionale, l’ingresso di Leonardo nel comparto Difesa di Iveco viene salutato come una mossa strategica per dare vita a un campione europeo del settore terrestre, in grado di competere su scala globale integrando piattaforme protette e tecnologie avanzate.
I numeri di Iveco? Luci ed ombre nel secondo trimestre. L’annuncio dell’accordo arriva in un momento di transizione anche sul piano finanziario. Nel secondo trimestre del 2025, i ricavi consolidati di Iveco Group sono scesi a 3,78 miliardi di euro, contro i 3,91 del 2024. La flessione si è sentita soprattutto nel comparto Truck e Powertrain, parzialmente compensata da una performance positiva di Bus e Defence.
L’EBIT adjusted (Earnings Before Interest and Taxes, l’utile prima di interessi e tasse).è calato a 215 milioni di euro (295 milioni nel 2024), con un margine del 5,7%, mentre l’utile netto adjusted (utile netto rettificato) è sceso a 106 milioni di euro, contro i 182 dell’anno precedente. Il margine EBIT delle Attività Industriali ha segnato un calo al 5,1%, nonostante le azioni di contenimento dei costi e il miglioramento nel segmento autobus.
Più incoraggianti i dati sul free cash flow (FCF, flusso di cassa libero), positivo per 145 milioni di euro, in miglioramento di 243 milioni rispetto allo stesso trimestre del 2024, grazie a una gestione più efficiente delle scorte e della produzione. La liquidità disponibile resta robusta, pari a 4,71 miliardi di euro al 30 giugno 2025.
L’operazione è stata supportata da Goldman Sachs Bank Europe SE – Succursale Italia come consulente finanziario e dallo studio legale Freshfields. Con la cessione a Tata Motors, Iveco si prepara a una nuova fase di espansione internazionale, lasciando alle spalle il controllo italiano ma rilanciando la sfida globale. Parallelamente, la creazione del polo nazionale della difesa terrestre con Leonardo segna una strategica ricollocazione industriale, che punta a consolidare le competenze tecnologiche del Paese in un settore ad altissima specializzazione.
Se il futuro parlerà con accento indiano, la tecnologia – soprattutto quella per la difesa – continuerà a parlare italiano. Almeno per ora.