
Quello che doveva essere un momento di gioia e condivisione si è trasformato per Fatou in una tragedia. Una bambina di 11 anni, Fatou Sarr, ha perso la vita nel giugno 2024 durante una gita estiva organizzata dall’oratorio di Caravaggio, in provincia di Bergamo. Il gruppo si trovava all’Acquaneva di Inzago, un noto parco acquatico in provincia di Milano, quando la bambina si è sentita male in piscina. I soccorsi sono stati tempestivi, ma non sufficienti. Fatou è morta poco dopo all’ospedale di Bergamo.
Indagini e responsabilità: quattro persone a giudizio
A seguito dell’indagine giudiziaria, sono emerse gravi omissioni che avrebbero potuto contribuire al drammatico epilogo. Quattro adulti sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo omissivo, un reato che si configura quando un decesso avviene a causa di una mancata azione dovuta.
Sul banco degli imputati siederanno:
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Don Andrea Piana, parroco 46enne di Caravaggio, organizzatore della gita.
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Maurizio Residori, 62 anni, rappresentante legale della società che gestiva il parco.
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Mara Invernice, 36enne di Milano, dipendente ritenuta responsabile di fatto della struttura.
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Luca Riva, 51 anni, incaricato della sicurezza del parco.
Il processo inizierà con l’udienza preliminare fissata per il 29 ottobre 2025.
Fatou Sarr: il ruolo del parroco sotto accusa
Secondo la Procura, il parroco non avrebbe esercitato la necessaria sorveglianza sul gruppo di bambini. In particolare, gli viene contestato di non essersi accertato con i genitori della capacità natatoria di Fatou, né di aver vigilato con sufficiente attenzione. Inoltre, si sarebbe allontanato al suo arrivo al parco per consumare un caffè al bar. Di fatto, lasciando i ragazzi privi di supervisione adulta in un ambiente potenzialmente pericoloso. In sua difesa, ha dichiarato di essersi concesso una breve pausa solo dopo aver sistemato i bambini in un’area sicura.
Mancata formazione e deleghe inesistenti: altre gravi negligenze
Non meno gravi sono le contestazioni mosse agli altri imputati. Maurizio Residori, in qualità di datore di lavoro, è accusato di non aver formato adeguatamente il personale addetto alla sicurezza e di non aver fornito il necessario addestramento ai bagnini, tra cui un ragazzo di soli 17 anni in servizio il giorno della tragedia.
Mara Invernice, invece, avrebbe permesso l’accesso alla piscina alla bambina senza acquisire la delega di responsabilità da parte dei genitori, così come richiesto per i minori sotto i 14 anni. Il regolamento interno lo prevedeva espressamente.
Infine, Luca Riva, incaricato delle norme di sicurezza della struttura, è stato chiamato in causa per non aver garantito l’attuazione delle misure preventive e organizzative necessarie in un ambiente a rischio come una piscina.
La posizione del giovane bagnino e l’intervento del Tribunale dei Minori
Il bagnino di turno, non verrà incluso nel processo ordinario. All’epoca dei fatti aveva appena 17 anni. La sua posizione resta oggetto di indagine da parte della Procura dei Minori, che valuterà eventuali responsabilità compatibili con la sua giovane età e il suo livello di formazione.
I genitori di Fatou si costituiranno parte civile
I genitori di Fatou, profondamente colpiti dalla perdita della figlia, hanno annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile nel procedimento penale. Tuttavia, resta aperta la possibilità che venga raggiunto un accordo con le compagnie assicurative prima dell’inizio dell’udienza.
Una tragedia che solleva domande
La morte di Fatou solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza nei luoghi frequentati da minori, sulla formazione del personale responsabile e sulla supervisione durante le attività educative e ricreative. Questo processo, oltre a stabilire eventuali colpe individuali, potrà contribuire a fare luce su carenze sistemiche che, se corrette per tempo, avrebbero forse potuto evitare una perdita tanto devastante.