
Jannik Sinner è nei quarti di finale di Wimbledon, ma non certo nel modo che avrebbe desiderato. Il ritiro in lacrime di Grigor Dimitrov, avversario e amico, ha consegnato la vittoria all’azzurro, lasciando in campo un’atmosfera surreale. L’infortunio del bulgaro – probabilmente uno strappo al pettorale – ha colpito tutti, pubblico compreso. Ma ciò che più preoccupa è lo stato fisico dello stesso Sinner, visibilmente sofferente durante il match per un colpo al gomito e al polso rimediato nelle fasi iniziali della sfida.
Wimbledon: Sinner tra dolore fisico e scosse emotive
Non è stato solo il fisico a mettere alla prova il tennista altoatesino. Il contesto emotivo del match ha reso la situazione ancora più complessa. Dopo due set in evidente difficoltà contro un Dimitrov brillante, Sinner si è trovato improvvisamente spettatore del crollo fisico dell’avversario, incapace di continuare. La sua reazione è stata da vero sportivo: ha portato la racchetta di Grigor in panchina, ha raccolto le sue borse e ha evitato di invadere un momento così delicato. “Siamo amici, ma non mi sembrava il momento giusto per avvicinarmi”, ha dichiarato in conferenza stampa, con rispetto e sensibilità.
Sinner e il rebus fisico: basteranno 48 ore?
Il colpo al gomito, unito al trauma alla caduta, ha messo in dubbio la tenuta fisica del numero uno al mondo. Con meno di due giorni per recuperare, la sua presenza nei quarti contro Ben Shelton resta incerta. A preoccupare non è solo la contusione, ma il modo in cui Sinner ha faticato nei movimenti, apparendo rallentato e meno esplosivo del solito. In un match che già sembrava sfuggirgli di mano, la sua resilienza è stata messa a dura prova prima dell’improvvisa svolta dettata dal ritiro dell’avversario.
Un contesto tecnico da decifrare
Il momento complicato di Sinner potrebbe avere radici più profonde. C’è chi parla di una tensione ancora viva dopo la sconfitta in finale a Parigi, e chi punta l’attenzione sui recenti cambiamenti nel suo team – l’addio allo storico preparatore Panichi e al fisioterapista Badio. Di certo, l’inizio del match contro Dimitrov ha mostrato un Jannik falloso, poco reattivo, incapace di trovare continuità. Nulla a che vedere con il giocatore solido e dominante che ha scalato il ranking fino al vertice mondiale.
Sinner e gli altri italiani a Wimbledon: storie di lotta e rinascita
Nel frattempo, l’Italia del tennis continua a regalare emozioni. Flavio Cobolli ha firmato una delle sue imprese più importanti, superando Marin Cilic in quattro set intensi. La vittoria, arrivata con freddezza nel tie-break decisivo, certifica la sua maturità e la qualità del lavoro fatto con il padre Stefano. “Amo giocare partite come queste”, ha detto a fine match, mostrando una mentalità già da grande.
Lorenzo Sonego, invece, ha lottato come un leone contro Ben Shelton, vincendo il primo set ma cedendo ai colpi potenti e al servizio devastante dell’americano, che ha poi chiuso il match in quattro set. Sarà proprio Shelton, alla sua prima volta nei quarti a Wimbledon, a sfidare Jannik Sinner. Ma l’incognita resta: il campione italiano riuscirà a essere in campo?
Niente scuole, solo talenti individuali
Il successo crescente degli italiani a Wimbledon riporta l’attenzione sulla cosiddetta “scuola italiana” del tennis. Ma il concetto, a ben vedere, non regge. Sinner, Cobolli, Sonego: ognuno è frutto di percorsi differenti, costruiti su filosofie e metodologie diverse. Non esiste una linea tecnica comune, ma esiste una struttura solida – quella della FITP – che ha saputo valorizzare i talenti attraverso collaborazioni con centri privati. Il risultato è una generazione eterogenea ma vincente, capace di imporsi anche su palcoscenici storicamente ostici come quello di Wimbledon.
Verso il quarto più incerto: Shelton-Sinner, ci sarà?
Mercoledì, sul prato dell’All England Club, è atteso un match che promette scintille: Shelton contro Sinner. Ma tutto dipenderà dalle condizioni del gomito di Jannik. Il precedente tra i due sorride all’azzurro, che lo scorso anno agli ottavi vinse in tre set (6-2 6-4 7-6), ma questo quarto di finale rischia di saltare o di trasformarsi in un calvario se il fisico non risponderà. I tifosi italiani trattengono il fiato, i Carota Boys incrociano le dita: il tempo stringe e il dubbio resta.