
Sembrano normali biciclette, ma sfrecciano come veri motorini, spesso sulle stesse piste ciclabili percorse da bambini, anziani e pendolari. È quanto hanno scoperto i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Milano, protagonisti di una vasta operazione di controllo sulle e-bike a pedalata assistita, in collaborazione con i tecnici del Ministero dei Trasporti. In pochi giorni sono emerse numerose violazioni che dipingono un quadro allarmante: su 68 mezzi controllati, ben 54 sono risultati irregolari.
Rider in sella a e-bike modificate: il nuovo volto dell’illegalità urbana
Quello che sulla carta dovrebbe essere un semplice mezzo ecologico e silenzioso per le consegne urbane, si trasforma spesso in un veicolo potenziato, capace di raggiungere velocità simili a quelle di uno scooter. Le e-bike “truccate”, utilizzate in gran parte da rider delle app di delivery, riescono infatti a toccare anche i 70 km/h. Una velocità impressionante, se si considera che per legge questi mezzi non dovrebbero superare i 25 km/h e dovrebbero funzionare solo con il supporto alla pedalata.
I numeri parlano chiaro: circa l’80% delle bici elettriche fermate dai carabinieri era stata modificata illegalmente. Il risultato? Oltre 200 sanzioni amministrative, per un totale che supera i 378mila euro, e 54 sequestri.
La sicurezza dimenticata: e-bike una bomba sulle strade cittadine
Le modifiche clandestine trasformano le e-bike in veri e propri ciclomotori privi però dei requisiti previsti dal Codice della Strada: niente casco, niente assicurazione, nessuna targa, e – spesso – conducenti privi di patente. Un mix pericoloso, soprattutto in una città trafficata come Milano.
Non si tratta solo di violazioni formali: questi mezzi possono essere letali in caso di impatto. Una bicicletta elettrica potenziata pesa da due a tre volte più di una bici tradizionale, a causa delle batterie e dei telai rinforzati. Se lanciata a 50 o 60 km/h contro un pedone o su una pista condivisa con altri ciclisti, può provocare gravi danni, se non peggio.
Consegne veloci, controlli lenti: chi vigila davvero?
L’operazione dei carabinieri – la prima su scala nazionale – ha messo sotto i riflettori un fenomeno che da tempo preoccupa cittadini e amministrazioni. Ma se le forze dell’ordine iniziano ora a prendere in mano la situazione, resta una domanda cruciale: dove sono finora le app di delivery?
Le principali piattaforme che gestiscono i rider sembrano non voler vedere l’evidenza. Eppure, è difficile pensare che nessuno si accorga delle velocità a cui viaggiano molti fattorini. I controlli sulle e-bike sono spesso assenti o formali, mentre le strade si popolano di veicoli irregolari e non censiti.
Il rischio è per tutti: servono nuove regole (e più controlli)
Questa situazione non è più sostenibile. Non si tratta solo di rispettare la legge: è una questione di sicurezza per tutti. Pedoni, automobilisti, ciclisti regolari e persino gli stessi rider, spesso privi di ogni protezione, rischiano ogni giorno sulle strade.
L’appello è chiaro: servono più controlli, ma anche nuove norme e una maggiore responsabilità da parte delle aziende del delivery. È tempo di mettere ordine nel caos silenzioso che scorre su due ruote nelle nostre città.