
Alvaro Vitali non è stato solo l’irriverente Pierino, ma un uomo che ha attraversato la vita con il cuore in mano e la battuta pronta. Nato il 3 febbraio 1950 a Roma, iniziò quasi per caso nel mondo del cinema, ma seppe conquistarsi spazio grazie a un talento comico istintivo e immediato, mai costruito, sempre autentico.
Dietro il sorriso, però, c’era anche la sofferenza di chi si è sentito dimenticato da un’industria che spesso non riconosce la propria storia. Vitali ha raccontato con amarezza di aver ricevuto una pensione irrisoria, nonostante avesse preso parte a circa 150 film, vittima di contributi irregolari e della superficialità con cui, a volte, il cinema tratta i suoi artigiani della risata.
Fellini, il cinema d’autore e l’inizio di un viaggio unico
Il grande Federico Fellini fu il primo a notare quella sua faccia da cartone animato: lo volle in “I clowns”, “Roma” e “Amarcord”. Furono piccoli ruoli, ma bastarono a rivelare un’energia comica che scavalcava le parole. La sua mimica, la sua capacità di comunicare con una smorfia, lo resero un personaggio unico, destinato a lasciare il segno.
Quei primi passi nel cinema d’autore gli aprirono le porte della commedia, dove trovò la sua vera casa. Da lì in poi, la sua carriera fu un crescendo di apparizioni nei film che hanno costruito l’immaginario comico di almeno due generazioni.
Il mito di Pierino e il successo popolare
Il 1981 segna un punto di svolta: nasce Pierino, il ragazzino ribelle, scanzonato, sempre pronto alla battuta spinta ma mai volgare nella sua ingenuità. Con “Pierino contro tutti” e poi “Pierino colpisce ancora” e “Pierino medico della S.A.U.B.”, Vitali creò un’icona. Non era solo un personaggio: era lo specchio di un’Italia che rideva della scuola, dei medici, dell’autorità, senza malizia ma con ironia.
Accanto a lui, attrici come Edwige Fenech, Gloria Guida e Nadia Cassini, e colleghi come Lino Banfi e Mario Carotenuto, contribuirono a costruire l’universo della commedia sexy all’italiana, un genere oggi rivalutato come testimonianza sociale e culturale di un’epoca in cui il cinema parlava la lingua del popolo.
Oltre il grande schermo: la TV, la fatica, la dignità
Con il declino del genere, anche per Vitali iniziò una fase più difficile. Apparizioni televisive come “Striscia la Notizia”, “Avanti un Altro!” e il reality “La Fattoria” (da cui fu costretto a ritirarsi per problemi di salute) furono momenti di ritorno, ma anche specchio della fatica di restare a galla in un mondo che cambia.
Negli ultimi anni, l’attore aveva confessato la sua lotta contro la depressione, accentuata dal senso di abbandono da parte del cinema italiano. Eppure, il pubblico non lo ha mai dimenticato: ogni sua apparizione strappava un sorriso affettuoso, segno che la sua comicità aveva lasciato un segno profondo.
Una lettera d’amore, un uomo vulnerabile
Pochi giorni prima della sua scomparsa, Alvaro aveva scritto una toccante lettera all’ex moglie, Stefania Corona, pubblicata da “DiPiù”. Una confessione, una richiesta di perdono, un ultimo gesto d’amore. Lei, pubblicamente, ha scelto di non riaprire quella porta, ma il gesto resta: quello di un uomo che, pur segnato dal rimpianto, non ha mai smesso di cercare l’amore e l’accoglienza.
Un’eredità comica e umana che resiste al tempo
Alvaro Vitali ci lascia a 75 anni, in un tramonto romano che sa di fine di un’epoca. Ma il suo Pierino resta immortale: una figura scolpita nella cultura popolare, capace di incarnare la leggerezza e la spensieratezza di un’Italia ormai lontana, ma ancora viva nei ricordi di chi l’ha vissuta.
Il cinema italiano ha perso uno dei suoi volti più amati. Ma la risata di Alvaro Vitali continuerà a vivere, ogni volta che qualcuno rivedrà un suo film e tornerà bambino, anche solo per un’ora.
Grazie, Alvaro
Grazie per averci fatto ridere, per aver resistito, per aver messo il cuore dove tanti mettono solo mestiere. Non eri solo un attore: eri una parte di noi.
E mentre il sipario si chiude, resta il tuo sorriso. E quello non muore mai.