
Il 29 aprile scorso, undici suore di clausura hanno abbandonato il monastero di San Giacomo di Veglia, situato a Vittorio Veneto (Treviso). La loro decisione non è stata frutto di un semplice dissenso, ma il culmine di una situazione definita dalle religiose stesse come “insostenibile”. Le suore hanno spiegato di trovarsi in “stato di necessità” a causa di vicende gravi all’interno della struttura, ora oggetto di attenzione anche da parte delle autorità ecclesiastiche.
Suore di clausura: convento sotto pressione da anni
Il convento di San Giacomo non è nuovo a tensioni interne. Già a gennaio 2023, quattro suore avevano scritto a Papa Francesco, denunciando comportamenti inappropriati da parte della badessa, Suor Aline Pereira. Le accuse, in un primo momento, vennero archiviate come infondate, e le firmatarie trasferite in altri istituti. Tuttavia, la crisi non si è mai realmente placata: otto ulteriori ispezioni canoniche sono state condotte nel tempo, segno che i problemi erano tutt’altro che risolti.
Il commissariamento e l’arrivo della nuova superiora
Il 18 aprile, Venerdì Santo, è arrivata la svolta: l’Ordine monastico ha disposto il commissariamento del convento. Suor Aline, 41 anni, brasiliana e la più giovane badessa in Italia, è stata rimossa. Al suo posto, come figura temporanea, è subentrata l’81enne Martha Driscoll, inviata direttamente dal Vaticano. Una psicologa ha visitato il convento poco dopo, esprimendo un parere secondo cui alcune suore sarebbero state vittime di condizionamento psicologico. Questo giudizio ha contribuito alla fuga delle consorelle, avvenuta pochi giorni dopo.
La difesa di Suor Aline e le innovazioni contestate
In un’intervista al Corriere della Sera, Suor Aline ha raccontato la propria versione dei fatti. Ha parlato di “clima insopportabile” e ha spiegato che la sua rimozione è stata il risultato di tensioni accumulate nel tempo. La religiosa aveva cercato di modernizzare la vita conventuale, introducendo attività produttive come la realizzazione di miele, profumi e vino. Tuttavia, le novità non erano state ben accolte da tutte le suore di clausura. Alcune le avevano viste come un peso, altri come una distorsione della vita contemplativa.
Un futuro incerto per le suore di clausura in fuga
Dopo aver lasciato il convento, le undici suore si sono presentate alla caserma dei Carabinieri per evitare che la loro uscita fosse interpretata come una scomparsa o una fuga improvvisa. Attualmente si trovano in un luogo non divulgato, per ragioni di sicurezza e riservatezza. La vicenda, ancora aperta, potrebbe avere ulteriori sviluppi anche sul piano canonico, vista la complessità delle dinamiche e il coinvolgimento diretto della Santa Sede.
Tra spiritualità e conflitti interni
Quello che sta accadendo al convento di San Giacomo di Veglia solleva interrogativi importanti sulla vita monastica contemporanea, sui meccanismi di gestione interna e sull’equilibrio tra tradizione e innovazione. Le suore fuggite parlano di un clima emotivamente invivibile. La Chiesa, da parte sua, cerca ora di riportare serenità in una comunità profondamente divisa.