
Una donna è stata condannata a risarcire la sua vicina per aver disturbato la quiete domestica camminando in casa con i tacchi. Una vicenda giudiziaria singolare, ma significativa, si è conclusa a Sesto Fiorentino. Il rumore continuo, soprattutto nelle ore notturne, avrebbe avuto effetti devastanti sulla salute della vicina. Avrebbe causato alla vicina, uno stato di ansia cronica accertato da diagnosi medica.
Dai tacchi sul pavimento in gres alla disputa legale
La tensione tra le due donne sarebbe esplosa nel 2018, anno in cui l’inquilina del piano superiore ha ristrutturato il proprio appartamento installando un pavimento in gres porcellanato. Questo materiale, pur essendo resistente e raffinato, è noto per la sua scarsa capacità di assorbire i suoni, un fattore che ha contribuito ad amplificare il rumore del calpestio con i tacchi e di oggetti caduti.
Provvedimenti ignorati e responsabilità personali
Nel corso della causa civile, il tribunale aveva già emesso un provvedimento temporaneo che imponeva l’uso di tappeti e moquette per ridurre l’impatto acustico. Tuttavia, secondo i giudici, le misure adottate, non sono state sufficienti, né applicate con la necessaria attenzione.
Neanche la collocazione di ben 17 tappeti avrebbe aiutato. La difesa ha provato a imputare il problema alla struttura dell’edificio, ma l’argomentazione non ha convinto i magistrati, che hanno sottolineato la responsabilità individuale nel limitare il disturbo.
Il rumore dei tacchi e il riconoscimento del danno psicologico
A rafforzare la tesi della parte lesa è stato il deterioramento documentato del suo stato psicologico. La donna ha presentato prove cliniche di un disturbo d’ansia cronico, riconosciuto come conseguenza diretta della situazione vissuta quotidianamente per anni. Sebbene la richiesta iniziale di risarcimento fosse pari a 26.000 euro, il tribunale ha stabilito un indennizzo di 10.000 euro. La cifra risarcirebbe per danni morali e psicologici subiti dalla donna.
Una sentenza che fa riflettere
Il caso mette in luce l’importanza del rispetto della quiete domestica e il ruolo che anche i comportamenti apparentemente ordinari possono avere nella convivenza tra vicini. La sentenza di Firenze potrebbe rappresentare un precedente importante in materia di inquinamento acustico in ambito condominiale.