Bufera su “La Zanzara”: 150 mila euro di multa per frasi shock

L'AgCom sanziona duramente Radio 24 per gravi dichiarazioni discriminatorie pronunciate in diretta. Il caso riaccende il dibattito sul ruolo dei media provocatori e la responsabilità verso i giovani ascoltatori.

La Zanzara

Una frase che ha fatto tremare l’etere italiano: “I musulmani, ma io gli sparerei in bocca. Io non mi vergogno affatto di considerare i musulmani delle razze inferiori”. Queste parole, pronunciate da Vittorio Feltri durante la puntata del 28 novembre 2024 del programma radiofonico La Zanzara, hanno scatenato un’ondata di polemiche e, soprattutto, una dura risposta istituzionale.

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) ha infatti inflitto una sanzione da 150.000 euro alla società editrice del programma, Il Sole 24 Ore S.p.A.. Risulta imputabile una violazione dell’articolo 30 del Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e del regolamento sulla tutela dei diritti fondamentali della persona.

Il format provocatorio di La Zanzara

Condotto da Giuseppe Cruciani con la collaborazione di David Parenzo, La Zanzara è noto per il suo stile irriverente, senza filtri e spesso sopra le righe. In onda su Radio 24, il programma dà spazio a ospiti della scena politica, sociale e culturale italiana, ma anche a un pubblico di ascoltatori che interviene attivamente in diretta, spesso con linguaggio esplicito e provocazioni forti.

Con circa 400.000 ascoltatori medi nel 2022, il programma ha registrato una crescita costante, soprattutto a partire dal 2020, conquistando una fetta significativa di pubblico giovane, attratto dal tono libertario e anticonformista della trasmissione.

Le scuse (parziali) di Feltri e il ruolo dei conduttori

Dopo le polemiche, Feltri ha cercato di ridimensionare l’accaduto scrivendo su X: “Era una battuta discutibile ma niente più. In ogni caso mi scuso”. Tuttavia, per l’AgCom le sue dichiarazioni superano di gran lunga i limiti della libertà di espressione, configurandosi come un incitamento all’odio razziale e religioso, in violazione dell’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.

Anche se le opinioni espresse sono attribuibili unicamente all’ospite, secondo l’AgCom i conduttori Cruciani e Parenzo non avrebbero esercitato un controllo editoriale sufficiente per arginare gli effetti dannosi di quelle parole.

La Zanzara: libertà di parola o propaganda d’odio?

Il caso riapre una questione complessa e attuale: fino a che punto i media possono spingersi nel nome della libertà d’espressione? La provocazione, spesso usata come cifra stilistica per stimolare il dibattito, rischia talvolta di diventare veicolo di messaggi pericolosi. Bisognerebbe prestare molta attenzione soprattutto quando si toccano temi sensibili come la religione, l’etnia o l’identità culturale.

Nel caso de La Zanzara, non si tratta di una semplice battuta fuori luogo, ma di affermazioni che legittimano l’odio verso un’intera comunità religiosa, con potenziali ripercussioni anche sul piano sociale.

Una riflessione: giovani e media provocatori

Quando un programma con un forte seguito tra i giovani propone contenuti carichi di violenza verbale e discriminazione, il rischio di normalizzazione di certi messaggi è altissimo. I media hanno una responsabilità enorme nella costruzione dell’immaginario collettivo, specialmente in età formative.

I giovani tendono a identificarsi con modelli comunicativi forti, anticonvenzionali e sfidanti. Se questi modelli veicolano intolleranza e razzismo, l’effetto può essere quello di abbattere le soglie di empatia e rispetto verso l’altro. Anche se affrontati in modo ironico o provocatorio. La trasgressione diventa intrattenimento, la discriminazione si maschera da “satira”, e il confine tra libertà e irresponsabilità si assottiglia fino a sparire.

Per questo è fondamentale che i media, soprattutto quelli rivolti a un pubblico giovane, trovino un equilibrio tra libertà d’espressione e rispetto dei valori costituzionali e umani. La voce fuori dal coro non deve mai trasformarsi in megafono per l’odio.