
È bastato un annuncio da Washington per scuotere l’equilibrio globale. L’ennesimo innalzamento dei dazi da parte di Donald Trump contro la Cina ha innescato un’immediata e dura reazione di Pechino: controdazi fino al 125% sui beni americani. Un’escalation che ha mandato in fibrillazione i mercati finanziari mondiali. Le Borse europee, dopo un’apertura positiva, hanno invertito la rotta: Milano guida i ribassi con un -1,5%, seguita da Francoforte (-1,4%) e Parigi (-0,9%). Una tempesta che arriva subito dopo il calo netto di Wall Street, dove il Dow Jones ha perso il 2,5% e il Nasdaq un clamoroso 4%.
Le parole non bastano più: la fiducia nel “metodo Trump” si sgretola
Gli annunci del tycoon hanno avuto un impatto immediato e talvolta benefico sui mercati. Bastava un tweet, un accenno a un accordo o a un’apertura diplomatica per alimentare fiducia. Ma oggi quel gioco non funziona più. Le piazze finanziarie sembrano essersi stancate della politica del tira e molla. Dopo mesi di altalena tra minacce e aperture, la credibilità dell’inquilino della Casa Bianca appare logorata. E le recenti accuse di insider trading che lo coinvolgono, secondo le quali avrebbe tratto vantaggio economico da annunci che lui stesso pilotava, rischiano di minare ulteriormente la fiducia dei mercati e dei partner internazionali.
Pechino alza la voce e guarda a Bruxelles: il messaggio di Xi all’Europa
Nel mezzo di questo scontro commerciale, la Cina mostra una nuova strategia: voltarsi verso l’Europa. Il presidente Xi Jinping ha lanciato un appello all’Unione europea per costruire una “partnership incentrata su pace, crescita, riforme e civiltà”. Non è solo una mossa diplomatica: è una dichiarazione di intenti. La Cina, colpita ma non piegata, cerca nell’Europa un alleato per opporsi al protezionismo americano e difendere la globalizzazione. Il summit tra Ue e Cina previsto per luglio sarà il banco di prova di questa nuova alleanza strategica.
Il prezzo della guerra commerciale: instabilità e sfiducia globale
La realtà è che la guerra commerciale ha già presentato il conto. Il dollaro cede terreno rispetto all’euro, alla sterlina e al franco svizzero. Gli investitori cercano porti sicuri, mentre la volatilità domina. Le dichiarazioni di Valdis Dombrovskis, commissario europeo all’Economia, sono chiare: i dazi imposti dagli Stati Uniti hanno un impatto più grave sull’economia americana che su quella europea. Ma in un mondo interconnesso, nessuno può dirsi immune.
Un bivio geopolitico: chi guiderà l’economia globale?
In questo clima incandescente, emerge una domanda cruciale: chi guiderà l’economia mondiale? La leadership americana, così spesso ostentata da Trump, vacilla sotto il peso delle contraddizioni. La Cina, nonostante le difficoltà, si propone come alternativa. L’Europa, finora spettatrice, è ora chiamata a scegliere se restare in bilico o diventare protagonista.
Il momento è storico. Non si tratta solo di dazi e contromisure, ma di visione e responsabilità. I mercati lo hanno capito: il tempo della propaganda è finito. Ora servono scelte concrete e una leadership credibile. E, guardando alle reazioni globali, il “modello Trump” sembra sempre più un boomerang.