Trump, Putin e… Zelenskij: il conflitto continua nonostante i negoziati

Mentre Kiev si ritira da Kursk e attacca Belgorod, Mosca risponde colpendo infrastrutture energetiche. Trump cerca di mediare, ma il cessate il fuoco sembra un miraggio

L’invasione russa dell’Ucraina ha raggiunto un nuovo punto di tensione con l’intensificarsi dei combattimenti nella regione di Belgorod, proprio mentre l’Ucraina ha iniziato a ritirarsi dalla regione di Kursk. Questo sviluppo si inserisce in un contesto di trattative politiche e diplomatiche che vedono protagonisti il presidente russo Vladimir Putin, il presidente ucraino Vladimir Zelenskij e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Ma quali risultati hanno prodotto questi negoziati? E come si spiega il cambio di strategia dell’Ucraina?

Martedì scorso, Trump e Putin hanno avuto un colloquio telefonico di oltre un’ora e mezza, durante il quale il presidente statunitense ha proposto una moratoria di 30 giorni sugli attacchi alle infrastrutture energetiche in Ucraina e Russia. Il Cremlino ha accolto positivamente l’iniziativa e Putin ha ordinato alle forze armate di interrompere gli attacchi su queste infrastrutture. Tuttavia, secondo il Ministero della Difesa russo, alcuni droni russi erano già in volo al momento della decisione e non è stato possibile interrompere la loro missione.

Dal canto suo, l’Ucraina, come riporta Reuters, ha denunciato una nuova serie di attacchi russi contro obiettivi energetici subito dopo l’annuncio della moratoria. Zelenskij ha dichiarato: Anche dopo le parole di Putin, questa notte ci sono stati 150 droni russi, di cui molti hanno colpito la nostra infrastruttura energetica”.

Secondo il Ministero della Difesa ucraino, tra gli obiettivi colpiti figurano centrali elettriche nelle regioni di Dnipropetrovsk e Sumy, oltre a sottostazioni ferroviarie strategiche. In particolare, il bombardamento di un’importante centrale idroelettrica vicino a Kryvyi Rih ha provocato interruzioni di corrente in gran parte della regione meridionale.

D’altro canto, la Russia ha subito attacchi ucraini sulle proprie infrastrutture energetiche. Il più significativo è stato l’incendio di un deposito di petrolio a Kavkazskaja, nel territorio di Krasnodar, che ha costretto le autorità locali a dichiarare l’emergenza. L’Ucraina ha giustificato questi attacchi sostenendo che il carburante immagazzinato nel deposito era destinato alle forze armate russe.

Dopo sette mesi di combattimenti, l’Ucraina ha iniziato a ritirarsi dalla regione di Kursk, una zona strategica occupata dalle forze di Kiev dall’agosto 2024. Il Ministero della Difesa russo ha annunciato la riconquista della maggior parte delle città della regione, inclusa Sudža già il12 marzo. Secondo fonti ufficiali russe, l’offensiva ucraina a Kursk ha causato lo sfollamento di almeno 112.000 civili, mentre almeno 30 sono stati uccisi durante l’occupazione.

Tra le vittime vi è Nina Kuznecova, incinta di due mesi, colpita da un proiettile mentre cercava di fuggire con la sua famiglia da Kurilovka. Suo marito, Artjom Kuznecov, ha raccontato che un soldato con una fascia blu ha aperto il fuoco sulle loro auto mentre lasciavano il villaggio. Nina è morta poco dopo in ospedale a Sudža.

Stando al rapporto congiunto stilato dai volontari e dai rappresentanti della Chiesa Ortodossa locale (riportato dai giornalisti di 7×7 citati da Meduza) tra i civili morti dopo l’occupazione ucraina figurano anziani privati di cure mediche, persone scomparse e vittime di esecuzioni sommarie da parte di unità militari non identificate. Le testimonianze raccolte riferiscono di almeno 16 corpi recuperati da fosse comuni improvvisate nelle campagne circostanti.

Mentre l’Ucraina ritira le sue forze dalla regione di Kursk, gli scontri si sono spostati nella regione russa di Belgorod. Secondo il Ministero della Difesa ucraino, la nuova strategia di Kiev non punta più a mantenere un fronte statico a Kursk, ma a colpire logisticamente le linee di rifornimento russe in Belgorod, sfruttando la vulnerabilità della logistica di Mosca.

L’intelligence occidentale suggerisce che questa tattica abbia l’obiettivo di costringere la Russia a ridistribuire le proprie forze, alleggerendo così la pressione su Zaporož’e e sul fronte orientale. (NATO Intelligence Report).

Un altro tema delicato emerso dalle trattative riguarda il futuro delle centrali nucleari ucraine. Trump ha proposto a Zelenskij di trasferire la proprietà delle centrali sotto controllo americano, sostenendo che ciò garantirebbe la loro sicurezza. Zelenskij ha rifiutato l’idea, dichiarando: Non discuteremo mai il trasferimento della nostra proprietà statale”.

Fonti diplomatiche, citate da EuroNews, riferiscono che la proposta americana potrebbe essere un tentativo di porre le centrali fuori dalla portata di attacchi russi e allo stesso tempo di garantire a Washington una maggiore influenza sulla politica energetica dell’Ucraina.

Il prossimo appuntamento diplomatico è fissato per il 24 marzo a Riad, dove le delegazioni di Russia e Stati Uniti si incontreranno per discutere il cessate il fuoco sugli impianti energetici e la possibilità di estendere la tregua anche alle operazioni nel Mar Nero. La Russia sarà rappresentata da Grigorij Karasin e Sergej Beseda, mentre la delegazione americana includerà il segretario di Stato Marco Rubio e il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Waltz.

L’Unione Europea ha reagito con cautela agli sviluppi, con il premier britannico Keir Starmer che ha sottolineato la necessità di garantire che Putin non violi un eventuale cessate il fuoco, mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha confermato nuovi aiuti militari per Kiev.

L’accordo per una moratoria sugli attacchi energetici sembra fragile: nonostante le dichiarazioni di Putin, Mosca continua ad accusare Kiev di violare gli accordi, mentre l’Ucraina denuncia nuovi attacchi russi.

La decisione di Kiev di spostare le operazioni nella regione di Belgorod mostra un cambio di strategia: piuttosto che difendere posizioni difficili da mantenere, l’esercito ucraino cerca di colpire obiettivi strategici in profondità nel territorio russo. Tuttavia, questa tattica potrebbe aumentare le tensioni con gli alleati occidentali, che preferirebbero una soluzione negoziata piuttosto che una escalation diretta del conflitto.

L’incontro di Riad rappresenterà un test cruciale per comprendere se Trump riuscirà a mediare un vero cessate il fuoco o se il conflitto continuerà a degenerare, nonostante le promesse diplomatiche. La posta in gioco è altissima e l’evoluzione delle prossime settimane sarà determinante per il futuro della guerra e per la stabilità dell’intera regione.

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