
In un’operazione diplomatica di grande rilevanza internazionale, la Russia ha liberato ieri Marc Fogel, insegnante americano detenuto dal 2021 con l’accusa di traffico di droga. È rientrato in patria intorno alle 4:00 di questa mattina (ora italiana). Il suo rilascio segna un momento cruciale nelle relazioni tra Washington e Mosca, suscitando reazioni intense e ipotesi su possibili evoluzioni diplomatiche. L’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per il Medio Oriente, Steve Witkoff, si è recato personalmente a Mosca per accompagnare Fogel nel viaggio di ritorno negli Stati Uniti.
Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Mike Waltz, ha dichiarato: “Il presidente Donald Trump e il suo inviato speciale Steve Witkoff potrebbero annunciare che Witkoff lascerà lo spazio aereo russo insieme a Marc Fogel, un americano arrestato dalla Russia. Il presidente Trump, Steve Witkoff e i consiglieri del presidente hanno negoziato uno scambio. Una dimostrazione di buona fede da parte dei russi e un segnale che ci stiamo muovendo nella giusta direzione per porre fine alla brutale e orribile guerra in Ucraina”.
L’avvocato di Fogel, Dmitrij Ovsjannikov, nel confermare il rilascio del suo assistito, aveva sottolineando come il processo fosse stato lungo e difficile. Nel pomeriggio di ieri, i progetti di monitoraggio avevano ripetutamente segnalato l’atterraggio all’aeroporto russo di Vnukovo di un jet privato Gulfstream G650ER collegato all’inviato speciale di Trump. Il Cremlino aveva negato di aver pianificato contatti con l’alto funzionario americano, un’affermazione che però contrasta con l’evidente attenzione mediatica intorno all’evento.
Come riportato da Agence France-Presse (AFP) e Financial Times (FT), Witkoff, che in precedenza aveva svolto un ruolo chiave nella conclusione di un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, è diventato il primo funzionario americano di alto rango a visitare Mosca negli ultimi anni. La sua presenza in Russia segna un momento di potenziale svolta nelle relazioni diplomatiche tra i due paesi.
Ma chi è Marc Fogel? Insegnante statunitense, ha lavorato presso la Scuola Anglo-Americana di Mosca prima di essere arrestato all’aeroporto di Šeremet’evo nell’agosto 2021. Le autorità russe lo hanno fermato per il possesso di marijuana terapeutica, prescrittagli da un medico negli Stati Uniti come antidolorifico in seguito a un intervento chirurgico alla colonna vertebrale. Nel giugno 2022, un tribunale di Mosca lo aveva condannato a 14 anni di carcere di massima sicurezza per traffico e possesso di droga. Tuttavia, aveva legami con il corpo diplomatico statunitense poiché insegnava ai figli di diplomatici e funzionari stranieri in Russia. Quando è stato arrestato, ha cercato di invocare l’immunità diplomatica, ma le autorità russe hanno respinto questa richiesta. Al momento del suo arresto non godeva più dello status diplomatico, in quanto il suo visto diplomatico era scaduto.
Questo rilascio potrebbe davvero aprire uno spiraglio di speranza per la fine del conflitto russo-ucraino? Ma a quale costo? Che valore avrà, dunque, tutto il sangue versato in questi tre lunghi anni? Se Trump riuscirà a portare Ucraina e Russia al tavolo delle trattative, Zelenskij offrirà a Mosca uno scambio territoriale diretto, rinunciando alle zone che Kiev detiene nella regione russa di Kursk. “Scambieremo un territorio con un altro”, ha detto al The Guardian. Trump, intanto, alza il tiro: “L’Ucraina potrebbe diventare russa”. “Gran parte già ci si sente”, dice Mosca. Il presidente Usa rilancia: “Kiev ci restituisca aiuti con 500 miliardi di terre rare”.
Parlando di detenuti, emergono notizie inquietanti dalle carceri russe: abusi, violenze e torture. Il Wall Street Journal e The Guardian hanno riportato testimonianze raccapriccianti sulle condizioni dei prigionieri: “Nessuna pietà per gli ucraini”, con ordini diretti di infliggere brutalità e sofferenze senza limite.
L’ordine di “essere crudeli e senza pietà” sarebbe stato impartito dal direttorato delle carceri di San Pietroburgo alle unità d’élite delle forze russe incaricate della sorveglianza dei prigionieri di guerra ucraini. Secondo quanto riportato da Adnkronos, disposizioni analoghe sarebbero state impartite anche ad altre unità dispiegate in diverse regioni già nelle settimane successive all’inizio dell’invasione. Il generale Igor Potapenko, nella ricostruzione del Wall Street Journal e del Financial Times (FT), aveva riunito le forze speciali del suo comando al quartier generale regionale per informarli del nuovo sistema che avrebbe dovuto essere impiegato con i prigionieri di guerra: “Nessun limite alla violenza”, avrebbe detto ai suoi uomini.
Scosse elettriche prolungate nei genitali, percosse fino a spaccare i manganelli, colpi ripetuti sempre nello stesso punto durante la giornata per impedire alle ferite di rimarginarsi e provocare infezioni, assenza di cure mediche per portare le ferite in cancrena e l’amputazione degli arti (almeno una persona è morta per setticemia). Torture diffuse e sistematiche confermate da tre diverse fonti, due elementi delle forze speciali e un medico, che hanno testimoniato alla Corte penale internazionale. Sono almeno sei i mandati di arresto spiccati dalle corte, fra cui per Vladimir Putin in relazione agli abusi sui civili e alla deportazione coatta di minorenni ucraini in Russia.
In questo scenario che sfida ogni logica e supera i confini dell’incubo, la liberazione di Marc Fogel appare come un fragile barlume di distensione tra Stati Uniti e Russia, un gesto dal peso simbolico che si inserisce in un momento cruciale per il destino del conflitto in Ucraina. La sua vicenda non è solo la storia di un uomo restituito alla libertà, ma il riflesso di un intricato duello diplomatico, in cui ogni mossa, ogni concessione e ogni tratto d’inchiostro su un documento possono riscrivere il corso della storia. E mentre il mondo trattiene il fiato, osservando con ansia le prossime mosse delle due potenze, resta il dubbio più inquietante: è davvero un segnale di apertura o solo un’altra pedina mossa in una partita senza più regole e senza un vero epilogo?
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