Come procede la controffensiva ucraina? Le forze di riserva entrano in gioco

Gli ucraini non riescono a superare la prima linea di difesa russa. Nel corso di un’intervista, ad una domanda su come sta andando la controffensiva, un marine ucraino ha risposto: “Non è uno sprint, è una maratona”; dunque la guerra di attrito per ora continua, ed in una guerra di attrito le forze di riserva rivestono un’importanza fondamentale. Sul fronte di nord-est i russi hanno stabilito una testa di ponte oltre il fiume Zherebets ed a nord di Kupiansk hanno conquistato alcuni lembi di territorio, questo ha obbligato gli ucraini a spostare alcune forze di riserva in quella zona.

Per parte loro gli ucraini continuano a premere sui villaggi intorno a Bakhmut, impegnando così riserve di forze aviotrasportate russe che sono andate a cercare di chiudere la falla. Lo scenario principale è comunque il fronte sud; qui gli ucraini sembra che stiano cercando di allargare l’area lungo la quale si svolgono gli attacchi, in modo da far estendere la linea delle truppe russe e cercare successivamente un varco nelle loro difese.

Ricordiamo che, se i difensori devono avere successo in ogni punto della loro linea, agli attaccanti è sufficiente prevalere in un solo punto di quella linea per riuscire a mettere in crisi l’intero fronte avversario. A questo proposito gli ucraini hanno attraversato a sorpresa il fiume Dniepr ed hanno attaccato l’insediamento di Kozachi Laheri, da dove giungono immagini di alcuni soldati russi catturati;  l’azione si svolge all’estremità occidentale del fronte sud e, probabilmente, obbligherà i russi a distrarre delle forze per rafforzare la zona.

Al momento non sappiamo se questa si caratterizza come un semplice raid o un tentativo di costruire una nuova testa di ponte oltre il Dniepr. Sempre a proposito delle riserve: da diverse analisi sembrerebbe che i russi, quando devono far fronte ad un attacco in questo o quel punto del loro sistema difensivo, spostino alcuni contingenti militari già impegnati in un altro settore della prima linea e questo può far supporre che i russi siano carenti di forze di riserva da inviare dalle retrovie.
Nei giorni scorsi gli ucraini hanno impegnato in combattimento nell’area di Staromajorske il X Corpo d’Armata, che fino ad ora era rimasto inattivo. Queste truppe sono intervenute a sostegno del IX Corpo d’Armata che fin qui si era sobbarcato l’onere dell’avanzamento nel quadrante. Sono state fatte molte dichiarazioni ed illazioni sul perché gli ucraini abbiano lanciato in battaglia questa forza proprio in questo momento; in realtà non sappiamo se è entrato in combattimento l’intero X Corpo o soltanto alcune unità dalle quali è composto; più in generale – per esser chiari – in questo momento nessuno sa dire quale sia la reale consistenza delle riserve russe e di quelle ucraine.

Logistica

Dopo il grave danneggiamento di una nave militare e di una petroliera russa nel mar Nero, il Cremlino – nella notte del 6 agosto – ha scatenato un grande attacco missilistico sull’intera Ucraina. Lo Stato Maggiore russo ha successivamente dichiarato che questo attacco era mirato a distruggere gli aeroporti militari ucraini e che tutti gli obiettivi prefissati erano stati colpiti. Per tutta risposta a poche ore di distanza da questo attacco i cacciabombardieri ucraini si sono alzati in volo e hanno colpito con missili SCALP due ponti stradali che uniscono la Penisola di Crimea alla terra ferma. Un durissimo colpo per la logistica russa: la Penisola di Crimea funge da centro di raccolta e smistamento per le truppe ed il materiale che devono giungere in prima linea, il danneggiamento nel giro di pochi giorni del Ponte di Kerch, da cui provengono le attrezzature russe, e dei ponti di Chongar e di Henichesk, attraverso i quali queste attrezzature vengono portate sul fronte, obbligheranno i russi a percorrere strade ben più tortuose (e pericolose) per rifornire i propri combattenti.
Gli attacchi al complesso militare industriale russo non si fermano al confine ucraino: proprio mentre scriviamo giunge notizia di una fortissima esplosione all’impianto di Zagorsk di Sergiev Posad, presso Mosca, dove si costruivano (viste le immagini il tempo al passato pare d’obbligo) sistemi ottici per l’esercito.
L’Ucraina prosegue anche la sua guerra psicologica a lunga distanza, è ormai diventato frequente il blocco degli aeroporti moscoviti a causa di droni nemici in volo intorno alla capitale russa; a questo punto i cittadini di Mosca dovrebbero aver chiaro che Putin non è in grado di tenere in sicurezza neppure il cuore pulsante del Paese.

Il quadro internazionale

Gli attacchi navali che gli ucraini hanno recentemente condotto sul Mar Nero sono stati la classica pioggia sul bagnato per quanto riguarda i costi assicurativi dei trasporti civili russi. Per esempio, il prezzo a cui l’India paga il petrolio russo è attualmente di 68,17 dollari al barile, il costo di produzione di questo petrolio è di 45,00 dollari al barile. Se i costi di assicurazione dei trasporti schizzano in cielo non si vede quali guadagni la Russia potrà ottenere da transazioni di questo tipo.

Il vertice di Gedda, organizzato dall’Arabia Saudita nel tentativo di costruire un piano di pace che sblocchi la Guerra d’Ucraina ed a cui ha partecipato una trentina di nazioni tra cui la Cina, non si è chiuso con l’estensione di un comunicato congiunto; i partecipanti hanno deciso di ritrovarsi per discutere singole questioni sorte durante l’incontro. Fin qui è difficile dare una forte importanza al vertice di Gedda in termini di risultati, ma il vertice di Gedda può esser significativo per le reazioni che ha provocato da parte russa. Lanciare un attacco assassino con decine di missili sulle città ucraine mentre trenta Paesi discutono di pace non è stato un bel gesto, ancora meno lo è stata la dichiarazione del Portavoce del Cremlino, il quale ha semplicemente detto che, siccome la Russia non era stata invitata al vertice di Gedda, qualsiasi risultato scaturito da questo vertice non aveva alcun valore.

Questo tono da Grande Potenza Imperiale non deve esser granché piaciuto a molti dei Paesi presenti a quell’incontro. Un’ultima ora i cui sviluppi sono da verificare. Descriviamo dunque la notizia per sommi capi. Pare che Lukashenko si rifiuti ora di pagare lo stipendio ai miliziani del Gruppo Wagner esuli in Bielorussia. Dice che a lui servono un po’ di istruttori per il suo esercito e nulla più, dice che si aspettava che i Wagner in Bielorussia fossero pagati dal Cremlino. Il Cremlino risponde che lui, a pagare i wagneriti ribelli, non ci pensa proprio. Risultato: qualche centinaio di miliziani avrà un contratto per l’Africa, gli altri sono stati collocati “a riposo”, cioè licenziati, con un’indicazione del tipo: “Teniamoci in contatto, vi faremo sapere”.

La fonte della notizia è il canale Telegram “Cheka”, un canale russo che si occupa principalmente di scandali interni all’oligarchia del Cremlino e che si è dimostrato relativamente affidabile in diverse occasioni. Ripetiamo: la notizia è dell’ultima ora e va verificata.

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